L’Autostima

 

Il concetto di autostima ha alle sue spalle un’ampia letteratura teorica.

Una definizione condivisa potrebbe essere la seguente:

 

L’autostima è l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo da di se stesso.

(Battistelli 1994)

 

Ci sono alcuni elementi che ricorrono nel definire l’autostima (Bascelli, 2008):

 

AUTO-OSSERVAZIONE: la presenza nell’individuo di un sistema che consente di auto-osservarsi e quindi di auto-conoscersi;

VALUTAZIONE: l’aspetto valutativo permette un giudizio generale di se stessi;

ASPETTO AFFETTIVO: permette di valutare e considerare in modo positivo o negativo gli elementi descrittivi.

 

Quando si struttura l’autostima?

 

Uno studio realizzato dall’università di Washington nel 2015 afferma che l’autostima si svilupperebbe precocemente, intorno ai 5 anni. Un bambino in tenera età ha, pertanto, un’ autostima già consolidata, nonostante sia possibile che eventi positivi o negativi successivi possano produrre cambiamenti.

Anche se durante l’infanzia il bambino non è in grado di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, egli è in grado di interpretare a modo suo le informazioni che riceve, di fare esperienze e di interiorizzare ciò che gli accade, tanto da ricavare da tutto questo magma un concetto di sé buono o cattivo.

Quali elementi concorrono, quindi a strutturare l’autostima?

Da un lato incidono le variabili ambientali, dall’altro il temperamento del bambino, che  si confronta con il suo contesto. L’età del soggetto e l’intensità degli accadimenti e delle esperienze possono portare ad esiti molto diversi.

 

Da dove viene la scarsa autostima?

 

E’ determinata da esperienze che accadono nel corso dell’infanzia, nelle quali sono implicati i caregiver primari (generalmente mamma e papà). Stiamo parlando di esperienze punitive, di trascuratezza e incuria dei bisogni fondamentali del bambino sia di quelli fisici, psicologici ed emotivi. Le esperienze di abbandono e solitudine in età evolutiva possono condizionare pesantemente la positiva percezione di sé. Sono fattori di rischio anche gli ambienti famigliari poveri dal punto di vista affettivo, ipercritici e incapaci di valorizzare le abilità e le qualità dei bambini.

Altri “incidenti evolutivi” possono accadere a seguito delle eccessive aspettative dei genitori, riferite al  bambino ideale, che prima o poi saranno sovvertite dal bambino reale, non in grado di sostenere i sogni dei genitori. I bambini risentono anche degli eccessivi confronti con fratelli o compagni, sia riguardanti capacità e competenze, che aspetto fisico.

Episodi di bullismo, abuso e uno stato di svantaggio sociale, infine, rappresentano altre condizioni di rischio in età evolutiva.

 

 

Condizioni di rischio in età adulta

 

 

Anche in età adulta ci sono delle condizioni di rischio che possono seriamente compromettere  l’autostima. La fine di una relazione d’amore è una di queste condizioni, drammatica soprattutto per chi ha avuto altre esperienze precoci di abbandono.

Anche altre condizioni di vita avverse, come la perdita del lavoro, il fallimento di un progetto, una condizione di demansionamento lavorativo o di mobbing, crisi depressive, precarietà emotiva e di vita, possono mandare in stallo una persona e condizionare pesantemente e  in negativo la percezione della sua autostima.

Anche gli eventi di malattia, acuti o cronici tolgono serenità e limitano il movimento, causando rabbia, tristezza, vergogna, paura, con un importante impatto sul senso di sicurezza ed, inevitabilmente, sul’autostima.

 

Come ci si sente con una bassa autostima

 

Chi soffre di una bassa autostima generalmente è una persona insicura, che ha scarsa fiducia delle proprie capacità ed è spesso vittima di ansie e paure. Una bassa autostima incide negativamente in ogni campo della vita perché il soggetto che non riconosce il proprio valore, purtroppo, non è una persona felice.

 

Quali sono gli indicatori che riscontro in una condizione di bassa autostima?

 

Ansia: chi non ha una buona autostima vive i un perenne stato di ansia per le basse prestazioni che è convinto di realizzare. Dal colloquio a scuola, fino all’interrogazione o il parlare in pubblico vengono vissuti come ostacoli insormontabili, per i quali non si è assolutamente preparati.

Autocritica: una delle caratteristiche più comuni è la forte severità con se stessi e un grande timore per il giudizio altrui. Questo porta a vedere negativa ogni azione e a comportarsi in maniera poco spontanea, orientata a catturare l’approvazione del prossimo.

Difficoltà a mettersi in primo piano: gli altri, tutti gli altri, valgono sicuramente di più e si sente in colpa a mettere se stesso al primo posto. Questo atteggiamento è rischioso perché la tendenza a farsi comandare può generare sfruttamento

Chiusura in se stessi: chi non gode di una buona autostima è molto impaurito dalle relazioni sociali, dalle quali si sente messo alla prova. Questo genera un atteggiamento rinunciatario e poco incline al rischio

Invidia degli altri: sono persone che spesso sperimentano un grande senso di vergogna. I successi degli altri vengono vissuti come propri fallimenti. Non sono in grado di chiedere aiuto agli altri per raggiungere i propri obiettivi, faticano a lavorare in equipe.

Difficoltà a prendere decisioni: le persone con bassa autostima non credono in se stesse perciò non sanno da che parte orientarsi, non sono assolutamente in grado d decidere

 

Bassa autostima e sintomi somatici

 

La bassa autostima può facilmente trasformarsi in ansia, che attiva delle vere e proprie reazioni fisiche, come il cuore che batte forte (palpitazioni) la sudorazione eccessiva del corpo e delle parti esposte (viso, mani, collo) e rossore al volto.

 

Come può aiutare la psicoterapia

 

Quando si ha la sensazione che la situazione sia completamente fuori controllo e che comprometta negativamente la qualità della vita, è sempre consigliabile ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta in grado di portarci a ricucire le trame spezzate della nostra autostima.