L’amare e l’essere amati è una esperienza a cui ciascun essere umano ambisce, perché risponde ad un vero e proprio bisogno che si posiziona immediatamente dopo i bisogni primari (mangiare e bere) e tra i bisogni considerati di sicurezza fisica e psicologica e quelli di appartenenza.
Ciascun essere umano, cioè, cerca la propria sicurezza e il proprio senso di appartenenza in un altro essere umano, diverso da sé. E per quanto si lotti per farne a meno o per resistere alle tentazioni dell’amore, quasi sempre ci si trova vinti e, quando va bene, a volte…. innamorati.
Ma che cos’è l’amore?
L’esperienza di amore va oltre il semplice accudimento e il ricevere cure, l’amore autentico è una combinazione di cure, impegno, fiducia, conoscenza, responsabilità e rispetto. L’essere capace di dare e ricevere amore, quindi, non è per nulla un fatto scontato perché l’amare non è semplicemente spontaneità e casualità, ma un vero è proprio atteggiamento nei confronti di una persona che richiede azioni e volontà.
Spesso la letteratura sull’argomento ritiene che l’amore debba avere un significato diverso per gli uomini e per le donne e che i sessi debbano rispettare la reciproca incomunicabilità e accettarla, visto che parlano due lingue diverse.
Libri di questo genere riportano un discreto successo perché non ribaltano le idee tradizionali sui ruoli di genere, sulla cultura e sull’amore, ma incoraggiano ad adattarsi a situazioni di carenza di amore e di mancanza di dialogo.
Considerare l’amore come un’azione e non semplicemente come un sentimento significa assumersene automaticamente la responsabilità perché, se ci viene insegnato che sui sentimenti non abbiamo o non possiamo avere un controllo, in genere ammettiamo che le azioni che compiamo sono frutto di una scelta, che intenzionalità e volontà svolgono un ruolo fondamentale in tutto ciò che facciamo.
La ferita della fine di un amore: abbandono, separazione, divorzio
Perché è spesso difficile la fine di un amore, anche se la relazione era stata faticosa, contrastata, zoppicante e malridotta e talvolta condizione di enorme sofferenza?
La nostra epoca, anche se contrassegnata da “passioni tristi e liquide”, quindi prive di forma precisa e certa, conserva nella sua parte più profonda il sogno e il bisogno di amore.
Questi sogni, o i modelli per i nostri sogni, dipende dai punti di vista, ci sono proposti sin da piccoli e ci vengono “iniettati” nella psiche più profonda a partire dalle primissime fiabe: “…c’erano una volta un principe e una principessa……” è sempre l’inizio della fiaba che ci dice già come le cose devono essere, come si devono porre i personaggi a seconda del loro genere e come vanno a finire le cose. Il principe e la principessa, dopo una vita generalmente triste, travagliata e di ricerca, si danno finalmente una calmata e si sposano. Il matrimonio rappresenta il coronamento delle loro vite e la fine della sofferenza…niente di più lontano dalla realtà di noi che non siamo principi o principesse.
Che dire, quindi, delle nostre relazioni meno dorate e che talvolta ci fanno toccare con mano lo “stare male?”
Accade che la casa, la propria casa, pensata e sognata come il luogo della fiducia e della felicità, dell’abbandono e del benessere, che consente la nostra realizzazione completa e la nostra individuazione, diventi invece il luogo della frustrazione, della fatica e della mancata realizzazione di sé.
Quando vi è una frattura come questa, quando ci troviamo di fronte al fallimento della relazione intorno alla quale abbiamo imbastito la nostra vita, quando fallisce ciò che abbiamo sognato o progettato può entrare in crisi la nostra identità più profonda, quella che ci ha consentito di essere mogli, mariti, compagni, genitori. Spesso si arriva a sperimentare un senso profondo di amputazione: chi sono io ora che il mio progetto è fallito?
Fioccano a questo punto domande senza risposta: avrò la forza di costruirmi una nuova identità, ma soprattutto: mi interessa cambiare identità? Chi sono, cosa sto per diventare? Troverò mai un altro “luogo” in cui sperimentare la fiducia?
Alcune persone assieme alla loro identità perdono decine di chili, altre il sorriso, altre il sonno. Per altri la novità è l’arrivo di stati d’ansia mai sperimentati prima. E’ normale tutto questo? E’ pericoloso? E’ per forza necessario ricorrere all’aiuto di qualcuno?
Quando finisce un amore il sentimento di perdita è lacerante, ma il legame non si perde mai, perché i legami rappresentano per la mente e l’anima fili eterni che tessono trame del proprio sé e quindi, di conseguenza di quello che saremo. Non è possibile annullare i legami per liberarsene: quella relazione, in quel momento, con quella persona dice sicuramente qualcosa di noi, di come avremmo voluto essere, di come avremmo desiderato realizzarci e portare a compimento un progetto importante. Anche se l’esperienza conclusa è stata dolorosa, quello che è stato diventa traccia dentro di noi e punto di partenza di altri legami.
Un percorso di psicoterapia può contribuire a chiarire a sé stessi dove ha radici il proprio modo di essere all’interno della coppia e delle relazioni e contribuire a migliorare il proprio benessere all’interno di esse.
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