Il trauma è un evento violento, di solito inaspettato e di forte intensità, realmente pericoloso o percepito come tale per la nostra sopravvivenza e per il nostro equilibrio psicofisico. Quando nella vita capita di trovarsi in una situazione potenzialmente traumatica, ciò che succede impatta con il nostro sistema psichico che reagisce in base alla nostra storia e al nostro vissuto e che si è tessuto nel corso delle nostre esperienze sin dalla primissima infanzia.

La vulnerabilità al trauma, quindi, è diversa da persona a persona, pertanto il fatto traumatico è un elemento necessario per generare l’esperienza, ma in sé non è sufficiente a definire il trauma. Esso, infatti, rappresenta un’esperienza soggettiva; quello che costituisce un trauma per una persona, non lo è per un’altra.

Questo significa che se due persone vengono esposte allo stesso stimolo traumatico (un incidente, un terremoto, un lutto, una bocciatura, un divorzio o una separazione, un licenziamento), possono reagire in maniera completamente diversa o addirittura opposta.

 

Cosa può generare un trauma

Un trauma genera solitamente degli esiti emotivi nel presente (ansia, disagio generale, tristezza, apatia, incapacità di reagire, flashback riferibili al trauma stesso), ma se l’elaborazione dell’evento traumatico non si realizza, tali esiti possono continuare nel tempo con importanti conseguenze sulla qualità della vita di una persona.

Ciò che rende pericoloso un vecchio trauma “non metabolizzato”, consiste nel fatto che l’emozione che abbiamo provato quando è accaduto (terrore, angoscia o rabbia) può essere rivissuta nel presente se esiste un elemento in grado di “riattivarla”. Per fare in modo che i traumi incidano il meno possibile sul nostro presente è necessario elaborarli e affrontarli, la negazione o l’assunzione di farmaci servono solamente a sospendere momentaneamente il disagio, che però rimane impresso come un tatuaggio nella nostra psiche.

Le nuove conoscenze sui traumi ci consentono di non affrontare per anni pesanti conseguenze psicologiche, ma di affrontare con nuove e sperimentate tecniche psicoterapeutiche i “resti” che rimangono depositati nella psiche a seguito di un evento traumatico.

 

Come “digerire un trauma”

L’elaborazione di un trauma o di diversi traumi può essere facilitata attraverso una tecnica di psicoterapia che si chiama EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) , “scoperta” negli Stati Uniti circa 25 anni fa ed utilizzata per l’elaborazione di esperienze traumatiche di diverso genere.

Questa tecnica rappresenta una nuova strada per curare i grandi traumi (Traumi con la T maiuscola: lutti, divorzi, separazioni, abbandoni, abusi fisici e psicologici, incidenti ed esiti emotivi da gravi malattie, eventi disturbanti dell’infanzia) e i piccoli traumi (traumi con la t minuscola: l’essere stati presi in giro a scuola o trascurati dai genitori oppure emarginati dai compagni, eccetera) che creano una lunga traccia che arriva nel presente attraverso disturbi ansiosi o depressivi o altri disturbi psichici.

L’EMDR è molto efficace nel modificare l’intensità e la qualità delle emozioni e delle sensazioni connesse al ricordo traumatico, in modo che esso risulti più adeguato per il soggetto. Esso, infatti, sembra favorire una naturale rielaborazione del ricordo e un’ integrazione dell’esperienza, in modo simile a quanto avviene nella fase di sonno REM , quella in cui si sogna e che è caratterizzata da rapidi movimenti oculari spontanei.

Nella pratica l’EMDR consiste nel rievocare alcuni ricordi o immagini disturbanti, su cui viene effettuato un lavoro di rielaborazione accompagnato da stimolazioni bilaterali che facilitano l’elaborazione.

Oggi è considerato il trattamento evidence-based per il DPTS (Disturbo da Stress Post Traumatico), validato da ricerche e pubblicazioni più di qualunque altra psicoterapia nel campo del trauma. L’EMDR è approvato tra gli altri dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2002 e dal Ministero della Salute italiano nel 2003.

Gli aspetti vincenti dell’EMDR sono la rapidità dell’intervento, l’efficacia e la possibilità di applicazione a persone di qualunque età, compresi i bambini.