08 Set 2014

BY: Paola Danieli

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Sembra ovvio, facile ed elementare, ma chiudere una relazione nella quale non ci si sente più accolti, appagati ed amati, non è affatto semplice per diverse ragioni, tanto più se si tratta di una relazione in cui si è state maltrattate, psicologicamente o fisicamente. Parlo al femminile perché i numeri e le statistiche parlano chiaro: le donne ammazzate nel 2013 in Italia sono state 130.

Spesso il maltrattamento cimenta il legame e questo rende la chiusura della relazione quasi impossibile. La relazione privilegiata della donna maltrattata, quella che assorbe tutta la sua attenzione è quella con il maltrattante, come fare dunque per allontanarsi da lui?

Concludere significa, tanto per cominciare, informare l’altra persona e la cosa non è mai semplice: nessuna spiegazione sarà sufficiente, quindi forse è meglio rinunciare a darne. E’ anche possibile che il cambiamento possa impaurire: chiudere una relazione significa cambiare status, sia agli occhi del mondo che ai propri e questo prevede una disponibilità psicologica al cambiamento.

Il timore di quello che sarà dopo, la paura che il senso di insoddisfazione permanga, il congelamento dovuto al non riuscire ad affrontare le fasi successive che richiedono autonomia emotiva e pratica, portano talvolta a desistere dalla decisione e il tentativo di riparare, ancora una volta.

La chiusura della relazione significa affrontare e addirittura causare quello che nella nostra testa rappresenta il peggio: osare affrontare colui che esercita maltrattamenti, ma anche iniziare a prendersi cura di sé e non si tratta per niente di un processo facile.

L’elenco che segue è volutamente semplice e stringato: le donne in situazioni maltrattanti sono confuse dalla loro situazione e necessitano di pochi e chiari elementi.

  • Non aumentare i legami già esistenti: convivenza, matrimonio e figli non possono migliorare la situazione, casomai la peggiorano;
  • Non aspettarsi appoggio e comprensione da parte di lui;
  • Dotarsi di una rete di sostegno: ripristinare vecchi legami e relazioni, oppure intraprendere un percorso di sostegno psicoterapeutico finalizzato a far chiarezza sul nostro punto di vista, spesso oscurato e messo in dubbio da quello di lui;
  • Avvalersi di sostegno di Centri Antiviolenza e/o associazioni di volontariato che tutelino le donne;
  • Consultare un avvocato in caso di legami matrimoniali o figli per capire anche con lui come organizzare la fuga e gestire la genitorialità. E’ possibile farlo anche gratuitamente nei Centri Antiviolenza e presso le associazioni di volontariato.
  • Se si ha il minimo dubbio che l’allontanamento possa generare reazioni da parte di lui, organizzare la fuga mettendolo di fronte al fatto compiuto;
  • Mantenere al minimo i rischi: non accettare inviti di chiarimento, inviti a casa per ritirare le proprie cose e ultima cena… potrebbe essere davvero l’ultima. Rifiutare tassativamente ultimi incontri, ultime possibilità, ultimi chiarimenti, ultima luna di miele.
  • Preavvisare le forze dell’ordine informandole della vostra condizione, della vostra paura, del vostro tentativo di fuga e di quello che temete. Chiedete cosa possono fare per voi in caso di pericolo;
  • Non cedere a ricatti suicidari; è possibile rinunciare alla propria vita in cambio di quella dell’altro?

Le relazioni non possono essere a senso unico, se lo sono non possono essere considerate relazioni.

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