06 Gen 2018

BY: Paola Danieli

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L’adolescenza si delinea come una fase del ciclo vitale caratterizzata da una condizione di “sospensione sociale”, di passaggio, di prova, che causa inevitabilmente un certo disagio.

A quest’età, i ragazzi e le ragazze sperimentano una maggiore indipendenza emotiva dai genitori e da altre figure adulte significative, instaurano relazioni nuove e più mature con i coetanei, sono maggiormente in grado di prendere decisioni in modo autonomo e, infine, iniziano a strutturare un proprio stile di vita, più o meno salutare. Una delle principali sfide dell’adolescenza è quella di essere in grado di istaurare una relazione di tipo sentimentale.

Oggi, infatti, si parla sempre più spesso di “Dating Violence” (DV), ovvero la violenza all’interno delle relazioni di coppia degli adolescenti. Il termine DV include tutti i comportamenti aggressivi di tipo psicologico, fisico e sessuale, così come i comportamenti di controllo e lo stalking.

I comportamenti di dominazione e controllo in adolescenza sono:

  • Percosse, spintoni, aggressioni;
  • Umiliazioni e denigrazioni;
  • Imposizione di essere come non si è (comportarsi e vestirsi in un certo modo);
  • Imposizione di comportamenti sessuali non desiderati;
  • Imposizione di altri comportamenti non desiderati in nome del grande amore;
  • Amore mortificante: l’amore non è mortificazione ma valorizzazione;
  • Amore esclusivo. Se lui/lei mi chiede di non vedere più i miei amici…forse non è amore;
  • Gelosia esasperata: non posso più parlare con nessuno, non posso ridere e scherzare;
  • Controllo: telefonate continue e verifiche assidue;
  • Provocazioni ed umiliazioni sessuali.

I fattori di rischio che possono portare un adolescente a commettere la “teen dating violence” sono:

  • Aver vissuto in famiglia situazioni di violenza e prevaricazione;
  • Fragilità di modelli materni e paterni;
  • Essere entrati in contatto con stereotipi di genere (gli uomini sono forti e le donne sono fragili);
  • Pensare che il problema della violenza riguardi solo gli altri;
  • Cercare la realizzazione affettiva solo nella coppia.

Cosa dicono le ricerche su adolescenza e violenza:

In tema di Daiting Violence sono state condotte diverse ricerche, in particolare un sondaggio Istat (2015) rileva che 5 maschi su 10 non hanno problemi ad alzare le mani sulla propria ragazza, e che 2 femmine su 5 ritengono che comportamenti violenti, come uno schiaffo, siano un gesto d’amore e virilità. Parallelamente da un’indagine di Telefono Azzurro e Doxa (2014) su più di 1500 adolescenti italiani (52% maschi, 48% femmine) tra gli 11 ed i 18 anni, emerge come al 22,7% del campione sia capitato che il/la proprio/a partner urlasse contro di lui/lei. Il 13,9% riferisce di essere stato/a oggetto di insulti da parte del/della partner, mentre il 32,8% degli intervistati conosce qualcuno che è stato insultato dal/dalla partner.

Alla luce di questi dati e per la mia personale esperienza professionale mi sembra importante riflettere su come l’adolescente di oggi, avvicinato in letteratura al mito di Narciso, vive l’amore e perché esprime anche violenza nelle relazioni.

Egli infatti, in un momento difficile della propria crescita a causa della necessità della propria autoaffermazione, cerca nell’altro qualcosa che gli manca per sentirsi completo, insegue un vincolo amoroso animato dal bisogno e dall’aspettativa di essere pensato e teneramente rispecchiato.

L’adolescente ha della storia d’amore una visione che lo assorbe pienamente: è qualcosa che non terminerà mai, destinato a durare in eterno. L’amore è un sentimento basato sull’idealizzazione della persona amata che viene scelta e preferita a tutto e tutti. Ed è proprio in questa dinamica utopica che la violenza trova terreno fertile poiché nasce da un investimento affettivo estremo, un amore malato in cui possessività, orgoglio, gelosia ossessiva e divieti possono essere scambiati come gesti d’amore.

Questo tipo di amore “privato” unito alla paura, spesso insensata, di rimanere da soli porta gli adolescenti, soprattutto le ragazze, ad accettare compromessi, a mettere in atto comportamenti che non sempre sono funzionali al pieno sviluppo e realizzazione di sé.

Le cose si complicano e si aggravano maggiormente, in tema di violenza e aggressività, quando la diade amorosa si rompe e subentra il desiderio di vendetta. Gustavo Pietropolli Charmet, noto psichiatra e psicoterapeuta italiano, afferma che spesso l’adolescente non tiene conto delle istanze di crescita dell’altro e quanto più il partner è vissuto come oggetto di possesso, tanto più in caso di separazione non si sopporterà la privazione, attuando comportamenti estremi di stalking, omicidio o suicidio.

L’amore tra i giovani di oggi non ha solo un senso ideale romantico, ma la funzione di alimentare in termini narcisistici il proprio valore. Ciò porta spesso a vivere turbolenze fatte di improvvise crisi di rabbia, rottura del vincolo, fughe, percosse con la finalità di punire il malcapitato o la malcapitata per le offese e gli insulti che ha osato somministrare dopo tante promesse e attestati d’amore.

Questa sorta di oltraggio alla parola data, spiega Pietropolli Charmet, promuove desideri di vendetta perché “la percezione di chi viene lasciato è quella di aver subìto un grosso insulto, una umiliazione e una mortificazione profonda”. Dietro il desiderio di vendetta c’è una grande vergogna per l’affronto subìto e rabbia con una coloritura abbandonica.

L’assioma mentale che si sviluppa internamente nella vittima dell’abbandono suona in questo modo:

“tu mi hai danneggiato, mi hai umiliato, e ora devi chiedere scusa, ammettere la tua colpa, fare penitenza e ritornare sui tuoi passi e sottometterti al mio bisogno”.

 

Questo pensiero sviluppa condotte di stalking, di vera e propria persecuzione dell’oggetto d’amore e ciò che lo ispira NON è amore, ma desiderio di vendetta.

Quindi, come aiutare gli adolescenti a leggere le proprie relazioni?

A mio avviso servirebbero spazi di pensiero e sensibilizzazione sull’emotività , sull’amore e sulla sessualità in cui sia garantita, attraverso il PICCOLO GRUPPO, la possibilità di esprimersi, di confrontarsi e di raccontarsi. Certamente la prevenzione è uno strumento molto utile, soprattutto con l’obiettivo di favorire nell’adolescente lo sviluppo del senso critico e la riflessione sui ruoli di genere, ma è completamente assente nelle varie istituzioni compresa la famiglia.

Il risultato è che gli adolescenti non sono in grado di riconoscere i segnali della violenza e dell’aggressività all’interno della coppia e la associano esclusivamente ai comportamenti eclatanti di percosse o omicidi. Non conoscono la violenza psicologica, scambiano il possesso con la gelosia, il controllo e l’invasione degli spazi come gesto d’amore.

Tra gli adolescenti la prevaricazione e la violenza trovano una loro amplificazione anche attraverso l’utilizzo della tecnologia e ciò riguarda sia i maschi sia le femmine:

  • Controllo sui social network;
  • Richiesta delle password;
  • Verifica dei like;
  • Pretesa dell’invio di immagini sul come si è vestiti o con chi si è o dove si è;
  • Controllo degli orari di accesso alle chat;
  • Ricatti e minacce in quanto in possesso di video e foto compromettenti;
  • Gestione del telefono;
  • Invasione degli spazi.

Il problema più grave è che troppi adolescenti non riconoscono questi comportamenti come prevaricazione, non li identificano come violenza e li subiscono minimizzando (“Mi ha colpita solo perché era nervoso/a”) e/o giustificando (“ha preso un brutto voto”, “ha litigato con i genitori”).

A causa di questi meccanismi di negazione, ragazzi e ragazze rischiano di accettare un modello di relazione di coppia improntato all’esercizio asimmetrico di potere, che potrebbe riprodursi anche nelle future relazioni adulte.

I ragazzi non hanno gli “strumenti” psicologici per difendersi e devono essere tutelati dagli adulti, che devono proporsi come mediatori attenti perché gli adolescenti raramente chiedono aiuto in maniera diretta. La vergogna, il senso di colpa, il timore di non essere creduti, la confusione per i sentimenti provati, l’autocolpevolizzazione possono indurre al silenzio e alla solitudine già largamente sperimentata nei rapporti di coppia esclusivi.

Risulta quindi fondamentale prestare loro attenzione, offrire uno spazio di ascolto non giudicante, rispettare i loro tempi e fornire le informazioni corrette sui servizi a disposizione.

Dott.ssa Vania Munari 

con la supervisione di

Dott.ssa Paola Danieli

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

PIETROPOLLI CHARMET Gustavo, I nuovi Adolescenti. Padri e madri di fronte ad una sfida. Milano, Raffaello Cortina, 2000.

PIETROPOLLI CHARMET Gustavo, Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Roma, Laterza, 2008.

PIETROPOLLI CHARMET Gustavo, Narciso Innamorato. La fine dell’amore romantico nelle relazioni tra adolescenti, Milano, Bur Rizzoli, 2014

SLEPOJ Vera, Capire i sentimenti, Milano, Mondadori, 1996.

SLEPOJ Vera, La psicologia dell’amore, Milano, Mondadori, 2015.

Sitografia

www.istat.it/it/

http://www.azzurro.it/

http://www.stateofmind.it/2015/07/violenza-coppie-adolescenti/

http://psiche.org/pillole-di-psiche/adolescenti-amore/

http://www.ansa.it/lifestyle

http://adolescienza.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/11/25

https://vawnet.org/material/teen-dating-violence-review-risk-factors-and-prevention-efforts

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