25 Ago 2014

BY: Paola Danieli

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Il senso di colpa rappresenta un sentimento molto diffuso negli uomini e nelle donne e incide profondamente sulle scelte, fatte o mancate, delle persone.

Si tratta di qualcosa di molto radicato, che si insinua nelle pieghe più recondite della coscienza e che talvolta si stenta a riconoscere e a circoscrivere, datare o motivare. Sembra essere lì da sempre, come qualcosa di pesante e di difficile da gestire, senza essere collegato a vere motivazioni o ragioni. Esso rappresenta quel meccanismo che segnala un disagio e rimprovera o ammonisce quando si agisce contro un presunto codice morale interiorizzato, perseguitandoci fino a quando non si torna ad aderire ad esso.

L’effetto che produce è la rabbia contro sé stessi e la ruminazione continua di pensieri che riprendono in considerazione il problema e la propria colpa. La non accettazione di sé e delle proprie scelte genera incertezza che rinforza la propria disistima e il senso di inadeguatezza, che rendono i comportamenti insicuri ed inappropriati, perché sempre più adeguati a quello che il senso di colpa ci comanda.

Ma da dove viene il senso di colpa?

Spesso viene dalla nostra storia e dal legame che ci lega alla nostra famiglia e ai nostri genitori che, talvolta, per ottenere un certo comportamento, hanno usato uno stile ricattatorio per ottenere un adattamento.

Se non ci si comporta in un certo modo si è inadeguati e si rischia di far star male le persone più care, generalmente mamma e papà. Tali prescrizioni diventano parte strutturale di noi al punto di ritrovarci a rimetterle in pratica anche da adulti, proprio quando pensiamo di aver superato o rifiutato determinate modalità o comportamenti e di vivere finalmente liberi.

Usare il senso di colpa è un modo per svalutare l’altro e renderlo fragile sul piano affettivo perché chi lo subisce, pur di non perdere l’amore delle persone più care, tenderà a modificare il proprio comportamento pur di mettersi in pace con le aspettative degli altri che, nel profondo, sono diventate anche le proprie.

Queste dinamiche apprese da piccoli verranno riproposte da adulti, in tutti i settori della vita, ma soprattutto nell’ambito delle relazioni affettive e nel rapporto con il partner, con il quale il senso di colpa assume un ruolo fondamentale in caso di tradimenti, chiusura di relazioni, ricerca di autonomia all’interno della coppia.

L’accusa che ci viene rivolta e che scatena la colpa è di non sentire la cosa “giusta”, di avere emozioni e sentimenti “sbagliati” ed inadeguati. Lo psicoterapeuta dottor Pietropolli Charmet sostiene che il cambiamento epocale della funzione genitoriale, dalla famiglia normativa a quella affettiva, stia contribuendo anche al passaggio dal mito di Edipo a quello di Narciso.

I genitori moderni non credono più che il loro piccolo sia colpevole e per questo non deve essere oppresso da regole e valori imposti, egli piuttosto non deve rinunciare alla soddisfazione dei propri bisogni e desideri, giudicati assolutamente adeguati e giusti. Abolite minacce e castighi, il piccolo si convince che il proprio sé e la sua salvaguardia è la cosa più importante, anche a scapito della valorizzazione dell’altro da sé.

I ragazzi di oggi sono mossi dall’obiettivo del successo e hanno la certezza di averne diritto; il problema di Narciso, pertanto, non è più quello della colpa, come per Edipo, ma la mancanza di capacità empatica nei confronti del prossimo e la spietatezza che ne può derivare per affermare sé stesso. Mentre Edipo era vittima del senso di colpa quando infrangeva le regole che gli venivano imposte, Narciso è vittima di una grande vergogna, quando non riesce ad essere all’altezza del proprio progetto o sogno.

Nella mia esperienza ho potuto conoscere, soprattutto in giovani ventenni, situazioni di mezzo, in bilico tra la vergogna di non essere all’altezza e la colpa di aver tradito il sogno dei propri genitori. Poveri ragazzi, che ardue imprese avranno da compiere per emanciparsi da queste oppressioni! Da che parte cominciare quindi per lavorare sulla logorante colpa? E’ necessario imparare a conoscerla e a riconoscerla, a leggere in essa gli schemi appresi da chi ci ha circondato nel nostro processo evolutivo, ma soprattutto è necessario lavorare sulla comprensione e sul riconoscimento dei propri bisogni e sulla possibilità di legittimarli per costruire un’autostima capace di soddisfarli.

2 commenti

  • Lorenzo

    Avrei una curiosità: il senso di colpa può, diciamo nel medio breve periodo, portare ad una sensazione di sconforto che si ripercuote anche sul fisico generando sintomi quali spossatezza, debolezza muscolare, affanno (come se si avesse a momenti un’accelerazione del battico cardiaco)?

    Cioè può il senso di colpa a livello inconscio generare questi sintomi?

    Grazie mille e complimenti per il sito e blog molto utili e interessanti.

    Agosto 29, 2014 | Reply

    • Spesso i problemi emotivi si ripercuotono negativamente sul corpo generando dei fastidiosi sintomi e talvolta delle vere e proprie malattie, che non vanno sottovalutate.
      Se soffre di quanto descrive potrebbe rivolgersi al suo medico di base e fare degli approfondimenti per escludere problemi di tipo organico. In seconda battuta, se gli accertamenti dovessero risultare negativi, le consiglio di valutare la possibilità di una causa emotiva, che potrebbe indagare con uno psicoterapeuta di sua fiducia.

      Grazie per i bei complimenti…cordiali saluti

      Agosto 29, 2014 | Reply

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