08 Gen 2017

BY: Paola Danieli

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Comments: 4 commenti

Scegliere l’uomo sbagliato, evidentemente sbagliatissimo, ma resistere, aspettare, portar pazienza, accettare di essere calpestate. Eppure era tutto chiaro, eppure tutti l’avevano capito.

Purtroppo è un problema condiviso da molte: questo è uno scritto di una paziente che ha scelto l’uomo sbagliato e non riesce a perdonarselo.

“Non riesco a perdonarmi di averti scelto.

Non riesco a perdonare quella piccola parte di me che ci ha creduto, che ha creduto di essere tanto speciale da poterti cambiare, o che tu non fossi così marcio come mostravi di essere.

Non mi perdono per tutte quelle volte che, credendo di tenerti legato a me, ho messo in secondo piano me stessa, i miei desideri e i miei bisogni.

Non mi perdono per essere stata un’amante disponibile sempre, anche quando avrei solo voluto che stessimo abbracciati, senza fare nulla.

Non mi perdono di essere stata la tua confidente, la spalla su cui hai pianto, la valvola di sfogo per i tuoi interminabili e insensati sproloqui.

Non mi perdono di averti dato tutto questo incondizionatamente, senza ricevere mai nulla in cambio. Nemmeno affetto.

Nemmeno tempo, perché il tempo che mi regalavi era fatto di spazi vuoti da riempire.

Non mi perdono per averti creduto ancora e ancora, nonostante tu mi abbia delusa sempre, fin dall’inizio.

Non mi perdono di averti visto flirtare con altre donne e di non essermi alzata e allontanata subito e senza voltarmi.

Non ti perdono di averci provato con le mie amiche.

Non mi perdono di essere rimasta nonostante le offese, esplicite o velate.

Non mi perdono di non essermi ascoltata abbastanza.

Non ti perdono per avermi trattata come una persona di poco valore.

Non mi perdono per avertelo permesso.

Non riesco a perdonarmi di averti scelto e di essermi fatta scegliere da uno come te.

Non mi perdono nemmeno quei momenti in cui mi sento fragile e un po’sola e penso, ancora una volta, che tu possa tornare cambiato“

Quando il tempo è passato, i fatti e i ricordi sono sfumati, a volte rimane solo il rancore verso se stessi. Un grande rancore. Non ci si perdona di aver errato in maniera così evidente, così macroscopica.

Eppure…Errare Humanum est.

Tutti conoscono questa locuzione latina, ma non tutti riescono ad accettarla per se stessi e soprattutto per le vicende di cuore. Ci sono persone che proprio non sono in grado di perdonarsi gli errori commessi e che a distanza di mesi o di anni continuano a martellarsi e a colpevolizzarsi.

Tutti quanti sbagliamo, anzi sbagliare è fondamentale per l’apprendimento, anche emotivo. Gli errori insegnano e questo, in fondo, è il lato buono dell’errore.

Cosa si impara da una relazione sbagliata, magari l’ennesima? Cosa si è appreso di più dell’amore che prima non si sapeva e come siamo cresciuti in quell’inciampo che ha fatto tanto soffrire? Come quello che è accaduto ha contribuito a conoscerci meglio, a conoscere noi stesse?

Non ci si definisce che nella relazione con gli altri, quindi anche la propria ombra si svela solo quando siamo in relazione. Una relazione d’amore realizza una potente proiezione di aspetti di sé, quindi è fondamentale per conoscersi. Cosa ci ha affascinato di quella persona? Che fascinazione ci imbroglia a tal punto da rimanere imbrigliate in una rete che non perdona?

Alcune persone, soprattutto donne, vivono con grande senso di disagio e insoddisfazione il fatto di aver nuovamente sbagliato relazione, innescando sensi di colpa logoranti. .

E’ molto diverso, però, accettare di essere responsabili e capire che cosa è andato storto, che piangere sul latte versato e passare anni della propria vita punendosi per lo sbaglio commesso.

Imparare ad accettare i propri errori

Il primo passaggio per poter imparare dagli errori è accettare di averli commessi. Questo consente di applicare a se stessi una vera e propria rivoluzione copernicana, che non consiste nel non fare errori, ma di accettarli come un tesoro di conoscenza di sé.

L’aver scelto, magari ripetutamente, il partner sbagliato è una delle situazioni in cui molte persone sprofondano, come nelle sabbie mobili.

Perché capita di scegliere il partner sbagliato?

Uno dei primi processi che entrano in gioco quando ci si innamora è quello della proiezione, che consiste nel trasferire sul partner tutta una serie di atteggiamenti, pensieri, modi di essere, caratteristiche, abitudini, che in realtà sono solo nostri. In altre parole, si estende la nostra visione del mondo all’essere di cui ci siamo innamorati, soprattutto all’inizio di una relazione e soprattutto gli aspetti buoni e positivi.

Ma può anche capitare che si proiettino quelli meno desiderabili e negativi. Si attribuiscono al partner tutta una serie di caratteristiche che in realtà ci appartengono profondamente. Se siamo socievoli e generosi, ad esempio, tendiamo ad estendere a lui questa caratteristica, che magari non gli appartiene proprio per nulla.

La proiezione, poi, è lo stesso meccanismo che ci porta a credere che l’altro sia interessato a noi, quando invece siamo noi a proiettare su di lui il nostro trasporto e coinvolgimento, aspettandoci che l’altro sia speculare a noi e prendendoci dei granchi pazzeschi. D’altra parte ammettere a se stessi che colui che ci ha fatto innamorare non è per niente interessato a noi, rappresenta un grave attacco alla nostra autostima, quindi il nostro sistema psichico, che è orientato al benessere  e alla tutela del nostro equilibrio, tende a difenderci da queston.

Idealizzare il partner

Quando si inizia una nuova relazione, nelle prime fasi di innamoramento, si tende ad idealizzare il proprio partner, attribuendogli caratteristiche di perfezione, bellezza, armonia, simpatia, intelligenza, apertura, che fanno riferimento a nostri “ideali dell’io”, che derivano dalla nostra cultura, dal nostro ambiente familiare e sociale e che rappresentano (di nuovo) una proiezione di come dovrebbe essere il nostro partner per fondare il nostro senso di stima, fiducia e sicurezza.

Perché non si riesce a perdonarsi di averlo fatto?

L’autostima gioca un ruolo molto importante nel perdonarsi per una relazione sbagliata. La nuova consapevolezza di aver scelto un partner sbagliato può rappresentare la conferma di valere poco e l’imporsi un castigo può essere un modo per espiare i propri peccati e sentirsi meglio con se stessi. Può capitare, però, che la penitenza non termini mai e duri mesi o anni.

Proprio perché il nostro partner può rappresentare un’importante proiezione del nostro “ideale dell’io”, la fine di una relazione può contribuire alla scoperta che l’altro rappresenta solo un mucchietto di stracci vecchi, e questo percezione può allargarsi fino ad includere noi stessi, contribuendo al crollo delle nostre quotazioni, oltre a quelle dell’altro.

Perché nasce il bisogno di punirsi?

Mentre alcune persone sono in grado di perdonarsi e di fuggire velocemente dai sensi di colpa, altre non riescono a perdonarsi e si autopuniscono per l’errore di valutazione commesso. Il meccanismo di autopunizione è legato alla nostra autostima e al pensiero che in fondo ci siamo meritati quello che sta accadendo e che ci meritiamo di essere puniti perché rappresenta una situazione imperdonabile. L’unico modo per bilanciare questa situazione è rovesciarsi addosso quintali di rabbia.

Le persone che si puniscono più duramente sono cresciute in ambienti rigidi in cui l’errore veniva considerato un enorme difetto, piuttosto che un’opportunità di crescita.

Spesso siamo i peggiori giudici di noi stessi e non ci concediamo nessuna attenuante.

Imporsi un castigo è un modo per espiare i peccati e per sentirsi meglio con se stessi. La persona pensa che il suo comportamento è stato indegno e dal momento che non lo può riparare, si impone una penitenza che la “libererà” dal peso del danno causato.

Il passato che non vuole passare è simile a un drago che aggredisce ogni giorno la nostra esistenza, pretendendo sacrifici umani, perché non può vivere se non divora altre vite.E l’io spesso obbedisce, quasi senza accorgersene: al drago di un vecchio amore che l’ha deluso dà da sbranare un amore nuovo; al drago di un cattivo rapporto della figlia col padre viene dato in pasto il marito; al drago di una sconfitta subìta in gioventù vengono sacrificate una dopo l’altra le occasioni di successo che la vita continua a produrre.
Così i draghi psichici prosperano, dominano.
Ma ogni volta che te ne accorgi vengono polverizzati, come i vampiri dalla luce del sole.
Poi bisogna solo guardar bene che non si riformino.

Igor Sibaldi

Ogni esperienza porta con sé una lezione di vita, se ci limitiamo a sperimentare solo colpa e dolore, quell’esperienza sarà solo vana e distruttiva.

4 commenti

  • Cristina

    Vorrei partecipare al blog

    Gennaio 8, 2017 | Reply

  • Mariangela

    Trovo molto interessante cio’ vhe ho letto quindi se il livello d’informazione e’ questo mi farebbe molto piacere poter far parte del blog.

    Gennaio 8, 2017 | Reply

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