04 Mar 2016

BY: Paola Danieli

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Tristezza, ansia, paura, confusione, insoddisfazione, scarsa autostima, insonnia, senso di inconcludenza, tendenza alla depressione, possono essere condizioni che vivono le donne tra i 40 e i 55 anni, nella fase che chiude la condizione di fertilità e apre quella del passaggio alla menopausa.

Si tratta di una menomazione inguaribile di cui vergognarsi?

Le donne, soprattutto nel periodo perimenopausale sono protagoniste di un’ampia e rilevante gamma di condizioni, sia dal punto di vista della vita personale e della maternità, che da quella professionale e sociale . La perimenopausa, che è quel periodo che inizia solitamente cinque anni prima della menopausa e che intercorre tra la regolarità del ciclo mestruale e la cessazione completa della funzionalità ovarica, può “capitare” in momenti molto diversi della vita, più o meno buoni e gratificanti.

Alcune donne hanno il loro primo figlio a più di 40 anni, altre dopo averci provato per anni combattono ancora contro l’infertilità, alcune hanno uno o più figli, altre hanno scelto di non averne, altre ancora ne avrebbero voluti ma all’interno di una relazione stabile che non hanno mai incontrato e ora devono riconciliarsi con la maternità mancata. Ci sono poi donne che in questa fase di vita hanno figli adolescenti e altre sono già nonne.

Assumendo, poi, il punto di vista professionale, alcune vorrebbero solo riposarsi dal troppo lavoro, altre lo cercano freneticamente, altre ancora non hanno mai lavorato e non hanno intenzione di cimentarsi in situazioni extrafamiliari, altre vivono per il loro lavoro costruito con tanta fatica nel tempo.

Ciascuna di queste situazioni modella vite completamente diverse, che strutturano condizioni ed esperienze in grado di modificare profondamente il “percepirsi” di ciascuna donna nel corso della menopausa. Quest’epoca di vita, più di altre, è fortemente condizionata dal contesto sociale e dai valori che veicola rispetto alla maturità e alla vecchiaia al femminile, dal clima psicologico e culturale in cui una donna vive e dalle proprie e altrui aspettative sociali.

Esistono punti di vista contrastanti che influenzano il percepirsi e l’immagine corporea delle donne di mezza età. La prima e importantissima condizione per una società come la nostra è la perdita di un aspetto giovanile, spesso sovrapposto allo stesso concetto di femminilità.

Le nostre madri hanno sempre accettato pacificamente l’invecchiamento, probabilmente grazie ad una maggiore tolleranza sociale rispetto alla vecchiaia al femminile e a un maggiore rispetto di ciò che si portava dietro.

Da alcuni decenni questo è sempre meno tollerato e tollerabile e si configura come vere e proprie sindromi (insieme di sintomi) che accompagnano le donne dalla perimenopausa fino alla post menopausa, passando dalla menopausa vera e propria.

Ai nostri giorni la soglia dei quarant’anni è rappresentata dai media come un prolungamento della giovinezza, con la conseguenza che le epoche successive della vita sono vissute da alcune come difficoltose e costellate da ansia o depressione, lontane dalle spensieratezze precedenti, proprio perché si diventa consapevoli di non rientrare più nello stereotipo sociale accettabile: la donna vale se è bella, magra, giovane e spensierata.

I cambiamenti legati alla menopausa, sia ormonali che legati alla percezione sociale di sé, definiscono talvolta un nuovo quadro emotivo e una spirale di cambiamento che le donne subiscono come una perdita, senza, talvolta, ritrovare il bandolo della propria fertilità emotiva e progettuale.

Parlare di menopausa non è facile, significa parlare di invecchiamento, argomento molto poco di moda. Mentre l’età biologica ci informa che a cinquant’anni si inizia “formalmente” ad invecchiare, la cinquantenne di oggi può essere molto attiva, fisicamente in forma, liberata dagli impegni familiari, all’apice della carriera, piena di forze. Per diverse ragioni, però, alcune appartenenze culturali tendono a negare l’invecchiamento, offrendo alle donne addirittura, grazie all’evolvere di scienza e tecnologia, la ricerca di una maternità o quella dell’eterna giovinezza.

È conseguente che accettare la nuova condizione corporea che la menopausa comporta, significa doversi liberare da pressanti standard sociali legati all’aspetto e talvolta cercare un compromesso tra le richieste sociali e la nuova condizione corporea.

La mezza età, d’altra parte, può rappresentare un momento in cui ricercare un nuovo stile di vita sano e attento al proprio corpo, in grado di conciliare la salute con la percezione di gradevolezza rispetto al proprio corpo.

Tutto ciò legittima anche una sessualità più consapevole e legata all’età di mezzo!

Il porsi positivamente verso questa nuova fase di vita, anche se può sembrare semplicemente un atteggiamento, incide profondamente sul benessere emotivo. Le ricerche dimostrano che l’esperienza dei sintomi della menopausa è strettamente correlata alle aspettative sintomatologiche di una donna ed esse sono intrecciate con la propria percezione di fine della giovinezza.

Attenzione a non lasciarsi andare a fantasie disastrose: la rivoluzione femminile ci ha consentito di pensare alla menopausa come a una fase di nuova fertilità, riproduttività e creatività alternative e/o parallele alla maternità intesa in senso stretto. Dato che la menopausa rappresenta una delle fasi della vita di una donna, è opportuno viverla con più rispetto e come un inevitabile passaggio che, come tutti i passaggi vissuti nei primi 50 anni, necessita di costruzione e creatività.

BIBLIOGRAFIA:

FACCO Flavia, L’invisibile in menopausa, Franco Angeli, Milano 2005.

GALIMBERTI Umberto, Il corpo, Feltrinelli, Milano1987.

GRAZIOTTIN Alessandra, Il dolore segreto, Mondadori Editore, Milano 2005.

GRAZIOTTIN Alessandra, Principi e pratica di terapia sessuale, CIC Edizioni Internazionali, Roma, 2004.

STEWART Donna E., Menopausa, CIC Edizioni Internazionali, Roma, 2005.

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