28 Gen 2015

BY: Paola Danieli

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Comments: 2 commenti

C’era una volta una bambina che credeva alle favole.…che c’è di male in questo? Nulla se il concetto di esclusiva realizzazione nell’amore da parte delle figure femminili non appartenesse all’archetipo maggiormente frequentato dalla letteratura per bambine.

Principesse ed affini lottano contro una sorte avversa che le porta a mille peripezie e che le conduce immancabilmente al matrimonio… e vissero poi felici e contente.

Magari!

La felicità e la realizzazione di se stesse sono vendute come condizioni che possono essere delegate ad un altro essere umano che possiede e determina. Lui, attraverso il suo amore e il suo prestigio, contribuisce in maniera decisiva alla realizzazione di lei.

Il dramma delle donne inizia quando il principe azzurro tanto atteso non arriva o peggio quando, disgraziatamente, è completamente disinteressato alla felicità della principessa. Proprio li finisce la storia e comincia il dramma che si chiama dipendenza affettiva…

Viaggi nella sofferenza femminile alla ricerca disperata di affetto dove desiderio e follia si combinano pericolosamente.

E raramente si vive per sempre felici è contenti….

La dipendenza affettiva è rappresentata da uno stato patologico nel quale la relazione di coppia è l’unico teatro possibile della propria esistenza, anche se ad andare in scena è un vero e proprio dramma.

Si tratta di una condizione necessaria per sopravvivere, la linfa vitale di cui nutrirsi. Chi vive questa condizione attribuisce valore assoluto alla relazione d’amore e annulla se stessa lasciando inascoltati i propri bisogni, anche primari e le proprie necessità. Tutto questo è indispensabile per evitare la tragedia più grande e inaffrontabile: la rottura della relazione.

I sintomi della dipendenza affettiva sono i seguenti:

  • Il terrore dell’abbandono o di perdere l’oggetto d’amore;
  • L’essere disposte ad accettare qualsiasi condizione pur di non perdere l’oggetto d’amore;
  • Il mettersi sempre in secondo piano rispetto alla relazione;
  • Fedeltà estrema, malgrado tutto;
  • Gelosia;
  • Estrema paura della solitudine;
  • Stato di allarme di fronte ai conflitti di coppia;
  • Assenza di confini tra sé e l’altro;
  • Senso di colpa e autoaccusa per tutto quello che accade all’interno della coppia.

Ma perché sono soprattutto le donne ad essere colpite da questo problema e da questo modo di vivere le relazioni?

Alcune di noi sono completamente identificate nell’utopia dell’amore che realizza, che salva e guarisce e si sentono assolutamente infelici senza una relazione. Non avere un compagno rappresenta una sconfitta assoluta di fronte a se stesse, alla propria famiglia, al mondo intero, ma spesso questa caratteristica è così parte di loro da non averne nessuna consapevolezza…molto meglio male accompagnate. Sin da piccole le donne imparano a delegare la propria felicità all’arrivo del principe azzurro… niente principe azzurro, niente felicità.

La solitudine è il grande spettro da combattere, una bestia rara, una sconfitta alla propria femminilità e di conseguenza l’amore è essenziale per la sopravvivenza. Poco importa se la relazione diventa il luogo della mortificazione, è premiante semplicemente l’essere in coppia.

Alcune donne sono talmente invischiate nella cultura patriarcale e si sentono così identificate nell’utopia dell’amore che salva e guarisce, che si sentono assolutamente infelici senza una relazione, questo perché vengono educate sin da piccole nell’illusione di potersi realizzare nell’incontro dell’amore ideale, di qualcuno che si farà carico di difenderle e condurle verso la felicità.

Secondo Simone De Beauvoir, autrice de “Il secondo sesso”, il sogno di annientamento rappresenta, in realtà, l’avido desiderio di essere e, nell’abbandonarsi completamente, la donna spera che il suo amore ideale le dia il possesso di sé stessa e del mondo che la circonda.

In un passaggio cita le parole di una paziente di Pierre Janet, specialista di malattie nervose del diciannovesimo secolo, che espresse in maniera molto chiara lo spirito di abnegazione e il desiderio di trascendenza che caratterizza l’abbandono nell’amore del femminile:

“Per quanto posso ricordarmi, tutte le sciocchezze e tutte le buone azioni che ho commesso hanno la stessa causa, l’aspirazione ad un amore perfetto e ideale a cui possa abbandonarmi completamente, affidare tutto il mio essere ad un altro essere, Dio, uomo o donna, tanto superiore a me da non aver più bisogno di pensare a guidarmi nella vita o a vegliare su di me. Trovare qualcuno che mi ami abbastanza per preoccuparsi di farmi vivere, qualcuno a cui obbedire ciecamente, con perfetta fiducia, sicura che mi eviterebbe qualunque smarrimento e mi condurrebbe diritto, dolcemente e con tanto amore, verso la perfezione. Come invidio l’amore ideale di Maria Maddalena e di Gesù: essere la discepola ardente di un maestro adorato e di gran valore; vivere e morire per il proprio idolo, credere in lui senza alcun dubbio possibile, avere finalmente la vittoria definitiva dell’Angelo sulla bestia, rimanere nelle sue braccia così avviluppata, così piccola, così aggomitolata sotto la sua protezione e talmente sua da non esistere più.”

Il legame delle donne con l’amore ideale e perfetto le rende vittime designate della dipendenza affettiva perché la realizzazione e la felicità delle donne sono deposte nella loro realizzazione amorosa, in un legame di dipendenza, nella resa totale alla relazione.

2 commenti

  • Monica

    Molto reale ma come si può spiegare tutto ciò? Tutte le paure sono molto reali ma la spiegazione di queste paure dove sta ?

    Gennaio 30, 2015 | Reply

    • E’ possibile trovare diverse chiavi di lettura dell’amore malato.
      Di solito le vittime della dipendenza affettiva sono le donne, quindi credo sia importante partire dall’analisi della cultura che produce i nostri legami d’amore.

      La lettura culturale

      Talvolta è possibile osservare le condizioni ideali del nascere della dipendenza addirittura prima che arrivi una relazione affettiva in cui manifestarla: alcune donne sono talmente invischiate nella cultura patriarcale e si sentono così identificate nell’utopia dell’amore che salva e guarisce, che si sentono assolutamente infelici senza una relazione. L’essere da sole rappresenta una sconfitta di fronte a se stesse e all’intera umanità…molto meglio male accompagnate. Sin da piccole le donne imparano a delegare la propria felicità all’arrivo del principe azzurro… niente principe azzurro, niente felicità. La solitudine è il grande spettro da combattere, una bestia rara, una sconfitta alla propria femminilità e di conseguenza l’amore è essenziale per la sopravvivenza. Poco importa se la relazione diventa il luogo della mortificazione, è premiante semplicemente l’essere in coppia.

      La lettura psicologica

      L’intossicazione affettiva ed emotiva, secondo alcuni autori, trova le sue origini nei bisogni infantili inappagati: i bambini in cui il bisogno di amore rimane non soddisfatto possono adattarsi limitando le proprie aspettative e da adulti questi soggetti dipendono dagli altri per quanto concerne la cura di sé stessi, la soluzione dei problemi, temendo di essere respinti. Sono persone, in particolare donne, come abbiamo visto, che non hanno fiducia delle loro abilità e che si giudicano come persone non degne di amore. Il bisogno di sicurezza fa da guida a ogni loro progetto emotivo: sono ossessionate da bisogni impossibili e da aspettative assolutamente non realistiche, sono portate a pensare che operando a favore del loro compagno, metteranno al sicuro il loro rapporto. Le occasioni di delusione e di risentimento che possono verificarsi rendono inutile un simile progetto. In altre parole, si conta sulla relazione affettiva per guarire le proprie ferite o carenze, senza assumersi in proprio la responsabilità del cambiamento, liberandosi dei traumi del passato, per camminare con maggior leggerezza nel presente.

      La lettura traumatica

      I legami di dipendenza sono generati dai maltrattamenti fisici ed emotivi che condizionano le persone nel produrre rapporti d sottomissione. Molte donne dipendenti affettive hanno subito abusi sessuali, maltrattamenti fisici ed emotivi e rappresentano un quadro sintomatologico molto simile a quello proposto dal disturbo post-traumatico da stress.

      Queste cause sono suddivise per favorire la comprensione del fenomeno, ma nella realtà si trovano mescolate tra loro….

      Gennaio 31, 2015 | Reply

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