02 Lug 2015

BY: Paola Danieli

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I dati dei matrimoni in Europa ci informano che un matrimonio dura circa 3 anni: più i matrimoni sono giovani meno durano.

Le nostre relazioni sembrano aver perso solidità soprattutto a causa delle aspettative che si ripongono nell’unione “per sempre” .

Un’interessante prospettiva sui legami d’amore ed esattamente sui matrimoni è quella di Adolf Guggenbuhl-Craig, esposta nel libro “Matrimonio vivi o morti”.

Secondo questo autore è possibile affrontare il matrimonio dal punto di vista del benessere o da quello della salvezza.

Appartengono al concetto di benessere un’alimentazione adeguata, il riparo dalle intemperie, l’assenza di paure esistenziali, un saltuario appagamento sessuale, un’attività fisica piacevole e mai troppo intensa. A questa idea corrisponde, poi,  la possibilità di soddisfare i bisogni materiali,  quelli fisiologici,  di appartenenza ad un gruppo e una buona dose di sicurezza, che deriva dalla possibilità di avere rapporti umani positivi con famiglia,  amici e conoscenti.

Non rientrano nel concetto di benessere le tensioni, le insoddisfazioni, la paura, l’odio, i conflitti, la ricerca della verità irraggiungibile, il confronto con il male e la morte e ovviamente la malattia fisica e psicologica. L’ovvio correlato del benessere è la felicità: coloro che vivono nel benessere sono anche felici e contenti.

Esistono poi, secondo questo autore, innumerevoli percorsi di salvezza, così come esistono numerose religioni e filosofie. Il concetto di salvezza che noi abbiamo è di derivazione cristiana e ha a che fare con la “salvezza dell’anima”. Nel linguaggio religioso salvezza significa cercare e trovare il contatto con Dio. Secondo questa concezione la salvezza in terra non può mai essere raggiunta perché il peccato e la morte, l’allontanamento da Dio, opprimono in continuazione. Il raggiungimento della salvezza è legato alla domanda del senso, che non potrà mai ottenere risposta. Anche in filosofia si parla spesso di ricerca di significato, dell’esperienza del senso della vita.

Per i buddisti la salvezza è rappresentata dal Nirvana, ma prima di iniziare ad aspirare ad esso l’uomo deve essere colpito da vecchiaia, malattia e morte. La salvezza rappresenta una meta, un’utopia e nella nostra esperienza umana essa può solo essere intuita.

Anche nella psicologia junghiana si distingue il benessere dalla salvezza. Si persegue il benessere del paziente quando lo si aiuta ad adattarsi all’ambiente e ad affermarsi liberandolo dai suoi meccanismi nevrotici, mentre perseguire l’individuazione, il diventare se stessi, ha a che fare con la salvezza. L’individuazione consiste nell’elaborazione attiva, difficile e piena di inquietudine della nostra psiche, fino all’unione degli opposti, simboleggiata ad esempio dal maschile e dal femminile.

In altre parole, ogni uomo dovrebbe cercare il proprio percorso di salvezza nel modo che gli è più congeniale e tutti i percorsi di salvezza necessitano di un confronto con la sofferenza e la morte.

Benessere e salvezza si contraddicono perché la salvezza non esclude la sofferenza, mentre il benessere ci spinge ad essere felici e a non tormentarci con domande alle quali non è possibile rispondere.

Esistono numerosi percorsi di individuazione: l’arte, la cultura, il volontariato, la genitorialità, la tecnologia, il lavoro, la religione. Ognuno deve trovare una propria via di salvezza. Molti hanno percorso una via che hanno scoperto non essere la propria: molti hanno creduto di essere artisti e poi hanno scoperto che la propria via era altrove.

Così come non tutti trovano la loro salvezza nell’arte o nella musica, così non tutti trovano la loro salvezza nel matrimonio, ma ancora oggi si pensa che chi non si sposa non è normale, come la povera zitella che non è riuscita a trovare marito.

Il più importante problema del matrimonio è che rappresenta sempre di più un percorso di salvezza e sempre meno un’istituzione di benessere.

Il matrimonio è un percorso di salvezza e come ogni percorso di salvezza passa anche dall’inferno, dal sacrificio, dalle gioie e dai dolori. E’ logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi e il mondo. Sono molto rari i matrimoni esclusivamente felici.

Il punto di vista del matrimonio come percorso di individuazione sgombera il campo da facili immagini buoniste, rosee e romantiche: l’amore è costruzione e non solo passione.

Nonostante questo è ancora diffuso il sentire che il matrimonio rappresenti “la via” per tutti, anche per coloro che scelgono percorsi di salvezza e di individuazione diversi dal matrimonio.

E’ diffuso il sentire superiore la condizione di sposato , soprattutto al femminile.

Guggenbuhl sostiene che “

“E’ ormai tempo di portare alla scelta di non sposarsi chi non cerca la salvezza nel matrimonio, ma altrove.”

Questo significherebbe anche restituire un maggior valore al matrimonio.

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